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I dieci scienziati firmatari del Manifesto della razza1
Guido Landra
Assistente di Antropologia all’Università di Roma, redige e firma il Manifesto della razza. Da luglio 1938 a febbraio 1939, dirige l’Ufficio studi e propaganda della razza presso il Ministero della Cultura popolare. In tale ruolo, nel dicembre 1938, visita la Germania con il vice direttore Lino Businco, mirando a fondare l’ideologia razzista in Europa2, mantenendo distinte le politiche dei due Paesi. Incontrano Walter Gross e altri noti responsabili dello sterminio ebreo, concordando di non mettere in dubbio l’arianità degli italiani e dei mediterranei nella stampa tedesca. Si impegnano in studi congiunti sul razzismo italiano e tedesco. Nel febbraio 1939, Guido Landra viene sostituito da Sabato Visco strenuo sostenitore con Pende dell’approccio nazional-razzista. Landra, infatti, sostiene il razzismo con un approccio biologico non più in linea con la precisa indicazione del Duce di tenere ben distinti la politica razziale italiana da quella tedesca.
Lino Businco
Laureato in medicina a Cagliari e specializzato in allergologia nel 1934, assiste alla cattedra di patologia generale a Roma. Studia l’antropologia sarda e con Landra, partecipa alla fondazione dell’ideologia razzista in Germania nel 1938. Collabora alla rivista “La difesa della razza”.
Lidio Cipriani
Professore di Antropologia a Firenze e Direttore del Museo nazionale di antropologia ed etnologia, è pioniere del razzismo coloniale con Guido Landra. Si laurea in scienze naturali nel 1923 e ottiene la libera docenza in antropologia nel 1926. Viaggia per studiare popolazioni indigene e collabora a “La difesa della razza”. Arrestato nel giugno 1945 per essere firmatario il Manifesto della razza, viene rilasciato dopo sette mesi con un’ordinanza di non luogo a procedere.
Arturo Donaggio
Direttore della Clinica Neuropsichiatrica a Bologna e Presidente della Società Italiana di Psichiatria, è tra i più anziani del gruppo firmatario del Manifesto. Si limita ad aderire alle direttive del razzismo fascista, seguendo la linea politica dettata da Achille Starace.
Leone Franzì
Assistente alla Clinica Pediatrica di Milano, figura minore dal profilo basso e ininfluente, si dedica al razzismo dopo aver firmato il Manifesto della razza, pubblicando studi sul razzismo tedesco e contribuendo a “La difesa della razza”.
Nicola Pende
Senatore e direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica all’Università di Roma, opera come medico endocrinologo. L’endocrinologia si afferma come strumento chiave delle politiche eugenetiche e demografiche del regime. Pende, ambizioso, riceve dal Regime incarichi prestigiosi, successo accademico e potere politico3. Fonda l’“Istituto di Biotipologia individuale e ortogenesi” per dare basi scientifiche al razzismo. Con Visco, promuove il nazional-razzismo. Nel 1938, diventa commissario per le Scienze ai Littoriali, controllando i ricercatori italiani di spicco. Dal 1930, guida la campagna eugenetica per migliorare la razza. Dopo la guerra, il 15 maggio 1946, la Corte D’Appello di Roma lo esonera dalle responsabilità sulle leggi razziali dichiarando di “non doversi promuovere l’azione penale”, decisione che delude la comunità ebraica. E’ riabilitato, con una via a lui dedicata a Bari e Noicattaro, dove sorge anche una scuola media con il suo nome.
Marcello Ricci
Assistente di Zoologia all’Università di Roma, si rivela irrilevante per la politica razzista del regime. Si limita ad apporre il suo nome tra firmatari del Manifesto della razza, senza contribuire significativamente alle teorie razziste.
Franco Savorgnan
Professore Ordinario di Demografia all’Università di Roma e Presidente dell’Istituto Centrale di Statistica, firma il Manifesto pur non essendo scienziato, per sottolineare l’importanza della demografia nella politica razzista. Si distingue per il patriottismo e l’aiuto ai fuoriusciti delle terre irredente durante la prima guerra mondiale. Insieme a Pende partecipa al Consiglio superiore per la demografia e la razza.
Sabato Visco
Direttore dell’Istituto di Fisiologia Generale e dell’Istituto Nazionale di Biologia, assume la guida dell’Ufficio per gli Studi e la Propaganda sulla razza dal 15 febbraio 1939. Di modesto valore scientifico ma influente politicamente, Visco gestisce con arroganza il potere universitario, difendendo le politiche razziste fasciste. Procura finanziamenti ministeriali per i suoi istituti. Con il ritorno della democrazia, viene deposto dai titoli accademici per il suo legame col fascismo, ma recupera la cattedra di fisiologia, la presidenza della facoltà di Scienze e la direzione dell’Istituto nazionale della nutrizione, reinventandosi come antifascista. Nel 2006, una strada a Salerno viene intitolata a Visco, non senza polemiche.
Edoardo Zavattari
Biologo, esploratore ed entomologo, emerge come uno dei principali teorici del razzismo biologico. Nel 1928, sostiene una netta separazione tra “razza dominante e razza dominata”. Dirige l’Istituto di Zoologia dell’Università di Roma e viaggia per ricerca e esplorazione su tutti i continenti, soprattutto nell’Africa nord-orientale. Nel 1938, scopre in Etiopia un insolito volatile, metà corvo e metà stormo, che battezza Corvide di Zavattari, un nome che evoca chi ha diffuso pregiudizio e morte attorno a se. Nonostante la fine del fascismo, Zavattari non viene allontanato dall’ambiente accademico, per aver firmato il Manifesto della razza, ma serve come Consigliere della Società Entomologica Italiana per oltre trent’anni, dal 1937 al 1969, e diventa socio dell’Accademia nazionale delle scienze dal 1951. Gli viene dedicato un premio biennale per studi originali di biogeografia.
L’interrogativo sui firmatari del Manifesto della razza
Gli storici che hanno esaminato il Manifesto si interrogano sul perché i dieci scienziati firmatari non abbiano subito conseguenze dopo la caduta del fascismo. Alcuni riceveranno ulteriori onorificenze accademiche e professionali dopo la guerra. Strade, piazze e premi prestigiosi continuano a commemorare il loro contributo alla scienza e alla ricerca4. Questa storia oscura solleva dubbi e domande:
“Chi concesse l’immunità ai 10 scienziati? Chi li protesse? Chi trovò conveniente sottrarli a un giusto processo e perché? Domande queste alle quali non c’è ancora risposta”5.
- Le informazioni di questo testo sono state rielaborate da un importante lavoro di documentazione, raccolta in un saggio sul “Manifesto degli scienziati razzisti del 14 luglio 1938”, a cura del servizio Studi, Documentazione e Biblioteca del Quirinale. ↩︎
- Franco Cuomo – op. cit. pag. 112 ↩︎
- Franco Cuomo “I dieci. Chi erano gli scienziati italiani che firmarono il Manifesto della razza” – Baldini Castoldi S.p.A. 2005 pag. 89 ↩︎
- A titolo di esempio si segnala che nella sola di città di Roma, nel quartiere Primavalle, il professor Donaggio vanta un largo a lui dedicato, mentre il professor Zavattari ha intestata a suo nome una strada a Roma sud (Pontina). Al professor Nicola Pende è invece intitolata una via all’interno del Policlinico Umberto I. ↩︎
- Franco Cuomo – op. cit. ↩︎