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Gli esperimenti nazisti sulle grandi altezze a Dachau
L’idea degli esperimenti nazisti sulle grandi altezze nasce durante il conflitto con la Gran Bretagna.
La Luftwaffe e la Royal Air Force si scontrano in una battaglia aerea che porta alla luce una serie di problemi medici legati alla guerra aerea. In particolare, due domande preoccupano gli esperti: quanto può sopravvivere un aviatore che si lancia con il paracaduteda altezze superiori al limite normale del respiro? E come si può rianimare un aviatore che è atterrato in acque gelide?
Nel primo caso, la Luftwaffe è interessata perché sta studiando prototipi di aerei capaci di superare i 10.000 metri di quota. Nel secondo caso, molti aviatori che si sono paracadutati nel Canale della Manica dopo l’abbattimento del loro aereo sono morti per congelamento.
L’esistenza dei campi di concentramento fornisce ai medici della Luftwaffe una nuova e inquietante opportunità di studio su cavie umane. L’ente coinvolto in queste sperimentazioni è il Deutsche Versuchsanstalt fur Luftfahrt (Istituto tedesco per le ricerche sul volo), diretto da Hans Wolfgang Romberg, Wolfgang Ruff e Sigmund Rascher. Questi scienziati conducono esperimenti presso il VII Comando Distrettuale della Luftwaffe a Monaco di Baviera.
Sigmund Rascher, il 15 maggio 1941, scrive direttamente a Himmler per chiedere il consenso all’utilizzo di materiale umano per gli esperimenti. Rudolf Brandt risponde positivamente a nome di Heinrich Himmler, e il generale medico della Luftwaffe, Erich Hippke, dà il suo assenso. Gli esperimenti nazisti sulle grandi altezze sono condotti a Dachau.
La Luftwaffe mette a disposizione una camera di decompressione per simulare le condizioni di altitudine in cui un pilota potrebbe trovarsi. I prigionieri destinati a questi esperimenti sono chiamati Versuchspersonen, ovvero “soggetti permanenti da esperimento”. Rascher si mette immediatamente al lavoro e ottiene i primi risultati, che comunica trionfalmente ad Himmler.
Rapporto scritto da Rascher ad Himmler
Un altro esperimento degno del massimo interesse è quello cui ho fatto partecipare un medico delle SS del campo. Si trattava di sperimentare la resistenza ad un’altezza di 12.000 m con un ebreo di 37 anni, in buone condizioni fisiche generali. Il respiro è cessato dopo 30 minuti. Al quarto minuto egli ha cominciato a sudare e a dimenare il capo; al quinto ha presentato convulsioni; tra il sesto e il decimo minuto il respiro è divenuto frequentissimo, e il soggetto ha perduto i sensi. Dall’undicesimo al trentesimo minuto il respiro si è rallentato sino ad una frequenza di appena tra atti al minuto, indi si è arrestato del tutto. Nel frattempo, è comparsa cianosi intensissima con schiuma alla bocca. Ho praticato l’autopsia mezz’ora dopo l’arresto del respiro. Ne descrivo qui di seguito i particolari. All’apertura del cavo toracico, il pericardio appare teso e turgido (occlusione cardiaca). Inciso il pericardio, fuoriescono a zampillo circa 80 cc di un liquido chiaro, giallastro. Dopo di che, l’atrio destro comincia a pulsare fortemente, dapprima alla frequenza di 6 battiti al minuto, poi sempre più lentamente. Dopo 20 minuti dall’apertura del pericardio, incisione dell’atrio destro. Per circa 15 minuti fuoruscita di sangue, in un sottilissimo zampillo. Dopo compressione digitale, l’atrio destro riprende a pulsare. Un’ora dopo l’arresto del respiro, si asporta il cervello e parte del midollo. Nel cervello, si riscontra edema cerebrale subaracnoideo. Presenza di aria nelle arterie cerebrali; emboli gassosi anche nei vasi del cuore e del fegato. Credo di aver l’onore di descrivere per primo un caso del genere. Dal punto di vista scientifico, i suddetti fenomeni cardiaci rivestono particolare interesse, anche perché ho avuto cura di registrare l’elettrocardiogramma sino all’arresto definitivo del cuore. Un ulteriore rapporto seguirà dopo che disporrò di nuovi dati.