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Operazione Barbarossa: l’invasione dell’Unione Sovietica
Il 22 giugno 1941 le truppe tedesche invadono l’Unione Sovietica è l’operazione Barbarossa.
Circa un anno prima il ministro degli Esteri sovietico Molotov e il suo omologo tedesco Ribbentrop hanno siglato un patto segreto di non aggressione in cambio della spartizione della Polonia tra i due paesi, ma per i tedeschi questo accordo sembra ormai un ricordo lontano.
Il Führer informa immediatamente i suoi generali che questa guerra sarà una “guerra di sterminio”. Essa verrà combattuta senza regole di umanità e a dispetto di qualsiasi convenzione internazionale.
“E’ l’inizio di una lotta per la vita e la morte”, spiega il feldmaresciallo Walter von Reichenau nell’ottobre del 1941. Secondo von Reichenau, “colui che combatte nei territori dell’est non è soltanto un soldato: egli è il portatore di una spietata ideologia nazionale che deve comprendere le necessità di una vendetta severa, ma giusta contro l’umanità inferiore rappresentata dal giudaismo “.
Il prezzo pagato dall’Unione Sovietica durante operazione Barbarossa, in termini di vite umane, sarà altissimo.
Si stima che l’Unione Sovietica abbia perso 26.600.000 cittadini, ma ancora oggi sembra impossibile stimare correttamente il numero di vittime.
Tra le vittime della guerra, 13.700.000 di persone sono civili. Di questi, 7.400.000 sterminati dagli occupanti, 2.200.000 morti sul lavoro in Germania e 4.100.000 morti di fame durante l’occupazione.
Gli ebrei in Unione Sovietica
Nei territori propriamente russi vivono poco più di 3.000.000 milioni di ebrei, ma dopo il settembre 1939, a seguito dello scellerato patto Molotov/Ribbentrop, i sovietici nei nuovi territori occupati della Polonia Orientale, negli Stati Baltici (Lettonia, Lituania, Estonia), in Bessarabia e Bukovina si ritrovano circa 1.800.000 ebrei.
A questi si aggiungono i circa 250.000 ebrei in fuga dalla Polonia occupata dai tedeschi.
Quando viene lanciata l’Operazione Barbarossa il piano tedesco per questi ebrei è diverso rispetto a quello adottato nei territori del Reich o in Polonia.
Le tappe giuridiche di definizione, espropriazione e disumanizzazione sono rapidissime. L’obiettivo in Unione Sovietica è l’eliminazione fisica immediata di tutti i cittadini ebrei.
In una direttiva dell’esercito del 13 marzo 1941 si informano i comandanti militari, che Hitler ha incaricato Heinrich Himmler di compiti speciali nelle zone operative d’invasione dell’Unione Sovietica da parte dell’esercito.
Himmler avrebbe agito con autorità propria e sotto la sua personale responsabilità, informando direttamente il Führer dei progressi ottenuti.
Nel febbraio del 1941 l’RSHA “Ufficio centrale per la sicurezza del Reich”, per ordine di Himmler, organizza quattro commando da dispiegare lungo la linea del fronte orientale. Il loro fine è quello di operare alle spalle dell’esercito regolare. Si tratta delle Einsatzgruppen “Unità operative”, incaricate dell’eliminazione degli ebrei maschi e dei commissari politici dell’Armata rossa.